mercoledì 14 febbraio 2024

un campo, un albero

Grecia, otto anni circa, spiaggia (libera). La notte, poca luna, il cielo, immenso, non c'era posto tra una stella e l'altra e la via lattea, tantissima. Io guardavo. I grandi si stupivano, ricordo, dicevano Guarda che roba. Io invece dicevo E' normale, è lì da sempre.

L'ho dato per scontato, così tanto cielo dico, e le stelle.  Era scontato. Era lì, lo avrei visto sempre, tutto quel cielo.

E invece no. 

Respiro. Un campo, un albero, un canto d'uccelli. Alba, tramonto. Ascolto, osservo. Contemplo.

lunedì 12 febbraio 2024

del linguaggio e di ciò che ci racconta

"Soggetti e soggette, buonasera".



 

martedì 18 aprile 2023

ho sentito piangere una lumaca

Che nella vita, ve lo dico, c'è un prima e un dopo l'aver sentito piangere una lumaca, soprattutto per come è successo a me, vi racconto, stamattina a scuola un bambino è arrivato con una lumaca dentro una bottiglia di plastica, le aveva messo dentro anche delle foglie, era un regalo per una sua amica (nuova generazione della seduzione: una volta mazzi di fiori, adesso cesti di lumache), e questa lumaca è stata con noi tutta la mattina, di braccio in braccio, vicino alle costruzioni, ai disegni, alle bamboline, e io la guardavo e soffrivo per lei tanto che ad un certo punto mi sono immedesimata, mi è venuta anche la nausea, l'ho detto ai bambini, per favore liberatela nel prato, non è giusto, ma niente, la lumaca doveva restare là per il pubblico sguardo a girare per i tavoli dentro la bottiglia, la violenza dell'acquario, e insomma ad un certo punto sento un sibilo. E niente, lo ignoro. Poi lo sento di nuovo, so che non è un mio acufene, conosco molto bene tutta la sinfonia dei miei acufeni, è un sibilo esterno, dico alla mia collega Senti il sibilo? Sì, lo sento, bambini tutti zitti. E il sibilo non c'è. Poi siamo andati in giardino, la lumaca sempre nella sua bottiglia e non so perché loro hanno deciso che era ora di liberarla e l'hanno liberata. E allora io e la mia collega abbiamo capito che il sibilo era il suo pianto. 

Fine.

Sono giorni strani.

mercoledì 22 marzo 2023

Al vòusi

 Un òman l'éra aquè

disdéi s'una scaràna

e t'un minéud l'è andè.

Anca la su vòusa

ch'la è acsè pina ad véita

la sòuna tra la memòria

mò léu t'a n'e' vèid piò.


Nino Pedretti


giovedì 8 dicembre 2022

degli eventi memorabili in certe giornate

Qua dai miei genitori, dove vengo a ritirarmi per via di questo silenzio rotto solo dal chiacchiericcio del camino, oggi la giornata è passata in silenzio, io a leggere lo stesso libro, mia mamma a fare le parole crociate, mio padre a leggere il giornale, tutto. Anzi, due giornali, tutti. Nessuno legge tutto il giornale. Mio padre sì. Due. E oggi questo silenzio è stato interrotto da un evento incredibile: hanno acceso un lampione davanti alla casa dei miei genitori. Un lampione con una lampadina molto forte, tanto da indurre mia zia a citofonare per esprimere il suo rammarico, al che mia madre le ha detto che adesso non può più fare gli spogliarelli notturni davanti a casa, non vista. Adesso può farli, ma vista. E dopo è continuato il silenzio, e le parole crociate, e il giornale, e il mio libro. E dopo un po' di silenzio mia mamma ha detto: ma chi avrà acceso quel lampione? E si sono messi a fare delle ipotesi, perché, in questo paese dove abitano loro, chi accende i lampioni per le strade ha un nome e un cognome. Dopo c'è stato un altro po' silenzio, le parole crociate, il giornale, il mio libro. E dopo un altro po', mia mamma ha detto: forse è stato Sergio. Silenzio. E io poi ho detto, ma cosa ve ne frega di chi è stato? E mia mamma ha detto: è importantissimo sapere chi è stato. E poi dopo, rivolta a mio padre che leggeva il giornale in santa pace e delle volte secondo me fa finta di essere sordo, gli ha detto: vai da Sergio così lo scopriamo. Per fortuna che io mi sono messa a ridere, e anche mia mamma si è messa a ridere, però poi ha detto che forse non ci dormiva la notte, con questo dubbio. E ancora a ridere, ridere, ridere. E così intanto che ridavamo mio padre zitto zitto è stato salvo. 

domenica 4 dicembre 2022

silenzi

C'è dei silenzi che ti fanno compagnia. Qui adesso, per esempio, io leggo un libro davanti al camino, mia mamma fa le parole crociate, tossisce e si soffia il naso, mio padre in cucina legge il giornale, in silenzio, ognuno di per sé e però è anche con gli altri, in un certo senso. Poi c'è il fuoco nel camino, che non sta mai zitto. Ma lui, lo si perdona.

giovedì 1 dicembre 2022

la logica degli affari

Si concorderà con me che "farsi gli affari propri" o "fare i propri affari" potrebbero sembrare due frasi simili, avendo sostanzialmente le stesse parole; in realtà sono portatrici di un significato completamente diverso, cosa che si evince per esempio dal fatto che se mi faccio gli affari miei, adesso, non dovrei proprio alzarmi dal divano, anzi, tutto al contrario, me ne starei beata e comoda, invece per fare i miei affari mi tocca alzarmi.

lunedì 21 novembre 2022

cosa ci è successo 2

C'è una scena, in Manhattan di Woody Allen, la scena del ragno formato King Kong. Ci pensavo l'altro giorno. 

Quando abbiamo smesso di essere innamorati delle nostre nevrosi? Woody Allen ce le ha mostrate tutte, ci siamo innamorati delle sue, abbiamo guardato le nostre e ci abbiamo riso su, sapevamo vivere con le nostre schifezze, con le nostre storture, le amavamo anche un po'. E adesso? 

Guardo la tv pochissimo, non ho tempo e mi deprime, ma l'altra sera mi dico, va là, informiamoci un po'. Pubblicità. Tanta. Tantissima. Tutti sorridenti, vincenti, ricchi, super fighi da paura, con famiglie perfette, denti perfetti, alimentazione perfetta, case perfette, auto perfette, vite da urlo. Minchia, io sono una sfigata assoluta. Povera con le pezze al culo piena di cellulite rughe capello moscio storture sentimentali auto da rottamare sbalzi d'umore terrore delle prossime bollette e nevrosi varie (segue lista lunghissima di pecche personali). 

E i social? Peggio, signora mia. Tutti modelli con vite da togliere il fiato! E felici, oh sì, sempre felicissimi.

Quando abbiamo smesso di essere innamorati delle nostre storture? 

Non lo so, ma io adesso ricomincio. Che meraviglia l'imperfezione, signora mia. Che meraviglia.

martedì 1 novembre 2022

che fatica

Sono andata in lavanderia per il copri materasso perché la lavatrice mi ha detto di no. Sono andata in lavanderia e sono successe delle cose, che ho incontrato due. La prima persona era un uomo, l'ho braccato perché non sono molto brava a fare con le lavatrici pubbliche, gli ho chiesto se mi aiutava, quindi mi seguiva con l'occhio di sbieco che intanto era lì che scaricava la sua asciugatrice, mentre io leggevo le istruzioni a voce alta e eseguivo i compiti delle istruzioni. Io credo di avere un problema con le istruzioni, non le capisco. Capisco Kant, ma le istruzioni delle lavatrici pubbliche no. M'ha detto fai così e così, alla fine, sempre parlando a voce alta eseguendo ogni cosa, metto la banconota, ritiro il resto, premo qui e qui (in questo punto è  dovuto intervenire lui perché io non trovavo dove premere, non si preme più adesso, è tutto un touch, non ci arrivo, vaccaboia), alla fine è partito tutto, ho visto la lavatrice girare, ho tirato un sospiro di sollievo. Ero felice. Lui è andato via, ha fatto una fatica, sembrava, a darmi una mano. Ho salutato, ho ringraziato. Però che fatica, i rapporti umani, dico. 

E la seconda cosa che è successa è che fuori c'era il sole e allora mi ero portata un libro che ho scoperto che non lo avevo letto, avevo letto molto di questo autore che mi piace parecchio, anche due volte lo stesso libro, adesso li ripasso tutti. E questo libro qua, mi è saltato in mano in libreria, è del 2000 non lo avevo letto, che sorpresa che è stata. Mi sono portata fuori la sedia, mi sono messa al sole, ho aperto la prima pagina, ci avevo scritto (scrivo sempre dentro la prima pagina): "21/10/22 Questo libro non sapevo che esistesse. Adesso lo so. E' tutto un gambero, la mia vita". Infatti è vero. Comunque mentre leggevo al sole è arrivata una ragazza con un bambino di circa un anno, in braccio. La vedo entrare e aprire tre lavatrici e iniziare a svuotarle nei cestoni, con il bambino in braccio, nove dieci undici chili di umano c'erano tutti,  e allora sono entrata, le ho chiesto se aveva bisogno di una mano, nono grazie, ma sì, che pesa, ma ce la faccio (faceva un sacco di complimenti, si dice così quando uno si sente che vorrebbe ma non sa bene), tranquilla, le dico allungando le braccia verso i dieci chili di umano. Poi ha approfittato e il bambino l'ho preso in braccio e io stavo lì vicino alla sua mamma così la toccava perché lui non era proprio molto d'accordo, e poi dopo aver svuotato le lavatrici è andata alle asciugatrici, che la lavatrice a casa è rotta, a casa ne ho un'altra, di bambina, e il pupo la voleva, e io gliel'ho dato e lei con il pupo in un fianco, via a riempire le asciugatrici con l'altro braccio, vieni ti do una mano anch'io, e in due a buttare i panni dentro alle asciugatrici, che allora a guardarla ho detto, m'è uscito così proprio, a guardarla, a ricordarmi com'ero alla sua età, Le donne sono eccezionali. Però che fatica, i rapporti umani, dico. Cosa ci è successo.

Poi è successa un'altra cosa, finito il lavaggio, ho preso il copri materasso, un profumo aveva che io mi chiedo come mai la mia lavatrice un profumo così non lo fa mai. 


venerdì 28 ottobre 2022

la panchina come diritto

C'ho un momento, che non posso specificare, ma c'ho un momento che se bevessi berrei, se mi drogassi mi drogherei, se non avessero chiuso la piscina nuoterei, se facessi a pugni pugnerei, se avessi un condominio per litigare litigherei, se fossi un vecchio con gli altri vecchi sulla panchina ne direi due, giusto per dire, che qualcosa si trova sempre, se uno esce di casa con quella voglia di trovar da dire e sfogarsi c'è la panchina, si trova da far bene, garantito, che qualcuno che si assume la sbrocca lo trovi sempre e poi torni a casa con il viso tutto rilassato e disteso; e se fossi poi una che affoga nel cibo i propri affanni, mi ci affogherei. E invece no, c'ho un momento e non bevo e non faccio proprio niente, son qua sulla terrazza al tramonto con la spirale antizanzara e la camicia leggera, a fine ottobre quasi novembre, non lo so, totalmente sbarellata come tutta la natura, le tartarughe non ci capiscono più una sega, provo a leggere, non riesco a leggere, ma ci stiamo avvicinando alla fine del mondo?, abbiamo superato la linea di non ritorno?, mi vien da pensare. E sbrocco nella solitudine. Ho il muso. Ma forse una cosa sì, l'ho capita, una cosa che fino a questo momento forse non avevo molto capito: ma come cazzo ho fatto fino a oggi senza una panchina di vecchi per andare a litigare quando hai voglia di litigare? L'ho anche intravista, quella panchina, c'è della gente giusta, ci faccio un pensiero, abbiamo tutti diritto alla panchina di cari ove recarsi in caso di bisogno, con cui sbroccare e dopo domani è tutto uguale, si riparte da capo, tanto uno che sbrocca c'è sempre e a sbroccare, si sa, si fa un po' per uno, a turno.