martedì 28 giugno 2011

va bene sempre

Mi è venuto in mente un giorno di tanti anni fa, facevo la terza superiore e c'era interrogazione di storia. Al torchio c'era un mio compagno che non sapeva niente, probabilmente nemmeno in che giorno della settimana fossimo (ma neanche l'anno, a occhio e croce). Non mi ricordo che periodo storico stessimo studiando in particolare, penso il medioevo, perché in terza liceo all'epoca si faceva il medioevo. Fatto sta che nel suo articolato discorso da si salvi chi può, ad un certo punto il mio compagno se ne esce con questa perla: "... e poi alla fine la gente si è incazzata di brutto perché hanno alzato le tasse a spannella".
La prof l'ha cacciato al banco.
Dentro di me l'ho sempre ritenuta una genialata: alla fine se ci pensi quella lì è l'unica frase che in un interrogazione di storia va bene sempre.

sabato 18 giugno 2011

Il mondo con i suoi occhi

Il piccolo è tornato dal campeggio, ovvero quattro giorni con le sue maestre della scuola materna (sante Donne) in una casa in un posto bellissimo: sono andati nel bosco di sera con la torcia, hanno visto le api e come si fa il miele, hanno mangiato la carne alla brace vicino al bosco, visto cerbiatti, daini, linci eccetera... Insomma, così era scritto nel programma e non vedevo l'ora di ascoltare le sue impressioni, i suoi racconti.
Segue piccolo estratto del nostro dialogo tornando a casa a piedi.

Il mondo con i suoi occhi.


- Allora, amore, come è andata in campeggio?
- E' stato bel-lis-si-mo, io volevo restare ancora.
- Eh, immagino.
- Lo sai che le api quando si ammalano gli danno una medicina che all'uomo fa malissimo, a loro le cura ma all'uomo fa malissimo: se hai il raffreddore e la prendi, ti viene il torcicollo, se hai la febbre, ti viene la tosse. Succede così, veramente. Invece alle api le cura.
- Ah però, non lo sapevo.
- Sì, e poi se un maiale incontra una lince, la lince lo batte.
- Ma pensa...
- Sì. E poi lo sai che abbiamo visto anche le piramidi?
- Le piramidi?
- Sì!
- Davvero? Allora siete andati anche in Egitto! Ma è lontano l'Egitto!
- Sì, siamo andati in Egitto; ma tranquilla mamma, quando siamo andati avevamo anche lo zaino. Pieno.

domenica 12 giugno 2011

A volte ritrombano

Io lo so, me lo vedo, lui adesso è lì che gira e rigira attorno al tavolo, cammina impazzito come Rockerduck. Lui è lì che pensa e ripensa, che s'arrovella. Bisogna trovare una soluzione subito, cazzo!

E dopo la mia previsione (avveratasi) della scena madre della presunta fidanzata dell'amatissimo, ora me ne esco con un'altra previsione, ancora più assurda, fantastica, sporca, pazzesca, e perciò verificabilissima, visti i tempi che corrono.
Poterbbe succedere (ma ancora non è bene esprimersi) che si raggiunga il quorum al referendum e che, presumibilmente, vincano i sì. Questo avrebbe delle conseguenze che ora non voglio approfondire, essendo questo un luogo di stupidipensieri; ma di sicuro EGLI, l'amatissimo, potrà giocarsi un po' più dificilmente la carta: resto e concludo perché mi vogliono i cittadini. Mh, direbbe mia nonna, se adesso con un reefrendum abrogano delle leggi che hai fatto tu, mio carissimo, questo significa quanto meno che NON sei più tanto voluto, e men che meno amato, caro mio (direbbe mia nonna).

Ed ecco, siore e siori, lo spettacolo nello spettacolo, la fiction namber uan: con un'uscita tragico romantica degna di un eroe, EGLI muore!

(per finta, ovvio).

Seguirà descrizione nei principali tiggì italiani:

"E' tragicamente morto buttandosi sotto le ruote -al fine di fargli riprendere il grip- di un pullman pieno di suore orfane mezze cieche e mezze parzialmente e differentemente menomate che stava precipitando su un carro di gattini destinato ai bambini di Cernobyl che stavano facendo disegni da vendersi in beneficienza a favore dei fratellini abusati ma ancora vivi dei bambini che muoiono di fame in Africa. Dice che subito prima di essere ingoiato dagli avversi e bolscevichi pneumatici, ha gridato "VIVA L'ITALIA!".


Funerale,
strazi vari e primi piani di chi l'ha tanto amato,
servi sull'orlo di una crisi di nervi,
poesie di Bondi,
era quel che era,
amen.

E poi?

A-HA, disse lei puntando secca il dito indice e protundendosi fisicamente in avanti con aria di sfida, con così tanto slancio e talmente tanto in avanti da rovinare brutalmente a terra.
Poi però si ricompone e continua saggiamente.

Voi avete visto poco beautiful. E questo, amici miei, nell'arte divinatoria della previsione del futuro italiano, vi penalizza. E perché? Direte voi ingenui.
Presto detto: cosa succede in beautiful quando il cattivo muore?
(E qui i più preparati probabilmente hanno capito, e tremano).
Ebbene sì: scappa fuori dal passato IL GEMELLO BUONO!

Certo amici, disse lei annuendo saputa e con convinzione e a occhi chiusi sedicimilavolte, procurandosi anche una lieve frattura al collo: IL-GEMELLO-BUONO.

Il gemello buono era nato contemporaneamente al nostro eroe, e dalla stessa madre (è sempre bene specificare, e poi nelle fiction bisogna avere cura nei dettagli e ripetere, ripetere, ripetere), ma non potendo la famiglia permettersene due, il gemello è cresciuto e bla bla. Il gemello buono ha alle spalle una vita di sacrifici, è pulito come il famoso culo del bambino e bla bla. Il gemello buono NON HA PROCESSI PENDENTI, ma eredita tutta la fortuna e continua a governare.

Bingo.

Amen.

Fine.

Vedremo, vi farò sapere.
La prima previsione ha dovuto aspettare quasi un anno per essere verificata. Chissà. E voi, amici, non perdetevi le prossime entusiasmanti avventure!
(anche dall'estero, se proprio, volendo).

(Il titolo nonché l'immagine dell'eroica fine sono scritti e pensati da quest'uomo qui che ringrazio)

venerdì 10 giugno 2011

è che ti prendono che non te l'aspetti

(spaccato di vita quotidiana)

- Mamma, guarda quante belle meduse nel secchiello, le portiamo tutte a casa.
- No.
- E perché no?
- Perché poi puzzano.
- Perché puzzano?
- Perché sono pesci.
- Pesci?

La cosa non li convince, e non convince tanto nemmeno me. Sono forse pesci, le meduse? Non ne sono sicura, meglio non dare idee sbagliate che se poi prenderà 5 in scienze un domani sarà colpa mia.
Guardo queste creature di 5 anni che mi guardano e non posso fare a meno di chiedermi cosa mai credano che sia quella roba viscida trasparente che massaggiano con le mani e scrutano curiosi.

"Puzzano perché sono esseri viventi. Morti".

Mi è scappato detto questo.

"Che schifo! Però le portiamo a casa lo stesso".

Forse da oggi per loro le meduse apparterranno alla specie "esseri viventi morti". Speriamo che un domani alla lezione di scienze non gli torni in mente di questa volta al mare.

venerdì 3 giugno 2011

Pascal

Mi ricordo che un giorno di tanti anni fa ho vestito bambini,

no, dico meglio,

mi ricordo che un giorno di tanti anni fa ho gettato i bambini nell'armadio, ho detto rotolatevi dentro prendete maglietta e pantalone svelti che andiamo a giocare fuori. Mi ricordo che poi siamo arrivati davanti alla porta di casa e mi ricordo che l'uomo mio ci ha fermati con la mano, e poi li ha guardati dall'alto al basso, e poi ci ha detto: dove-state-andando.

A fare un giro, gli avevo detto io.
Emh, no. Non avevo capito.
Non mi sono spiegato, mi dice. Intendevo: dove andate vestiti così.

Bene amiciui cavi, vi presento Pascal. Pascal abita dentro quella meraviglia d'uomo che ho la fortuna di frequentare giornalmente in quanto sua moglie. Ogni tanto succede, lo si può vedere bene dall'occhio che si tende, dalla faccia seria, dalla posizione del corpo che si fa pascàlica, con braccio piegato e mano cadente, mano che talvolta si tocca le labbra in segno di profonda concentrazione, succede che Pascal prenda possesso temporaneamente di ello. E quello era il giorno.
E insomma NO! no! non ci siamo proprio. Non andava bene per niente, che non si mischiano mai i quadretti e le righe, cosa mi salta in testa (avviso che se c'è qualcuno che a questo punto si sta sentendo male, è bene che eviti la lettura integrale del racconto), che le ciabatte blu e i pantaloncini neri, oh-ddio-mio! e che non si esce così (veramente non si sta neanche in casa da soli, così) e che i bambini dovevano assolutamente cambiarsi.
Vabè, ho pensato io, lo so che mio marito è anche Pascal, in fondo un marito pascal fa comodo, ché quando ho le crisi davanti all'armadio, lui arriva, sfurgatta un po' e mi addobba in tre mosse da sembrar uscita da vogue. Io lo so, ho pensato, che se metto in tavola le tazzine per il caffè, avendo noi il servizio ggiovane tutto colorato misto, ecco, se capita che, tipo, preparo la tazzina rosa salmone su piattino viola (oddio viola e rosa salmone. e qui ne abbiamo persi altri cinque per sopraggiunto svenimento), io lo so che gli viene il tic all'occhio. Ma va bene, ci compensiamo benissimo e poi ripeto: fa comodo.

Ma oggi, amiciui.
Oggi Pascal ha superato decisamente se stesso. Appena tornata a casa sono andata in bagno. Lui mi ha seguita perché mi doveva raccontare delle cose urgenti e insomma era lì sulla porta mentre facevo la pipì e quando ho finito mi sono alzata, mi son tirata su le mutande e a quel punto lui mi ha detto: oh che bello, brava! hai le mutande coordinate.
Ho le cosa? ho pensato. Le ho guardate: viola. Carine, zìzì.
Ma-ccci-eerto! gli ho detto io, sorridente e falsa come un barattolo tarocco di nutella. E' andato via felice.

Adesso voi ditemi, come faccio? non ho mica il cuore, davvero, di dirgli che io, ogni mattina, mi vesto rigorosamente al buio.
E che una volta sono arrivata a scuola in ciabatte.
E che da piccola non mi pettinavo mai.
E che da piccola mi prendevano in giro anche i sassi (volevo mettermi il vestitino estivo quello bellissimo con la farfallina ricamata davanti, in Gennaio, allora lo mettevo, ma sotto avevo il maglione di lana e i jeans. E allora?)
E che Pippo Pippo non lo sa, e nemmeno io tanto.
E che delle volte ho i calzetti di colore e forma diversi, tanto sono sotto.
Che per me i quadretti sono righe che si incrociano, quindi...
E che una volta mia sorella per farmi mettere un paio di scarpe adeguate ormai muoio.

***
Comunque prima sono andata a prendere il piccolo a scuola: stamattina l'ha vestito e portato lui.
Certo, coordinatissima ai calzoncini, però addosso aveva la maglia del pigiama.