Mi ricordo, correva l'anno 1994, era gennaio, io ero in Argentina e viaggiavo con un'amica e uno zaino piccolissimo, un invicta in cui c'era veramente lo stretto necessario per un viaggio che durò 40 giorni. Ero in Argentina e in quella tappa viaggiavamo in un pullman che ci avrebbe portato a sud. Un viaggio che durò dal tramonto all'alba.
Ricordo la strada dritta e il sole che tramontava a destra e la mattina dopo sorgeva a sinistra, e che nel frattempo era cambiata solo la posizione del corpo sulla poltrona del pullman.
Ma quella non fu l'unica cosa che mi affascinò.
Come è noto lì la bevanda è il mate e per berla (seguono descrizioni brutali, perdonatemi, o voi argentini) bisogna scaldare l'acqua e poi metterla dentro il mate (il contenitore) dove prima si era messa la yerba e poi, con una cannuccia fatta apposta, succhi il liquido che si forma, una specie di tè dal sapore forte. Ed è un'azione collettiva perché se siamo in sei, in sei beviamo tutti dallo stesso mate e dalla stessa cannuccia, e questo viene passato da mano a mano; ogni tanto si aggiunge acqua. Tutti bevono Mate dalla mattina alla sera, si portano in gita l'occorrente, non manca in nessuna pausa del giorno e ogni scusa è buona.
Mentre scendavamo giù al sud con il pullman, quella notte, avevo notato che l'autista aveva il suo mate (tiene svegli, un po' come il caffè, anzi di più).
Più scendavamo al sud e più era freddo, stavamo per andare a Calafate dove c'è il famoso ghiacciaio, il Perito Moreno, e anche se era estate, all'epoca, lì, faceva un freddo cane.
Ebbene, ad un certo punto il pulmann fa una pausa. Scendiamo a sgranchirci le gambe, saranno state le due di notte, e io mi accorgo che c'è un distributore dove la gente va con il termos per riempirlo di acqua. Grande! ho pensato, Che segno di civiltà. Ma ancora è niente: il distributore distribuiva
acqua calda per farsi il mate. Acqua calda, capite?
Ricordo che questa cosa qui,dell'acqua calda, mi aveva affascinato moltissimo.
E così ieri, mentre studiavo alcune cose che riguardano il rapporto tra oralità e scrittura, narrazione e oralità terziaria, mi è tornato in mente quel distributore e poi mi è venuto da mettere le due cose in relazione.
E mi è nata un'idea: il distributore di storie.
Cosa sarebbe trovare alla fermata dell'autobus, o della metro, un distributore di storie gratuito? Ne abbiamo bisogno come dell'acqua calda per il mate, di storie, e allora c'è questo distributore in cui tu infili una chiavetta usb o il cavo del telefono supertecnologico e ti scarichi delle storie, che poi sono le storie di altri che, con la loro chiavetta usb o cavo o chennesò, hanno riempito il distributore. E infatti se vuoi puoi anche mettererci dentro le tue, di storie.
Il distributore gratuito di storie. Per me l'umanità progredirebbe un sacco.
(io, se esistesse, ogni tanto andrei ad abbracciarlo)