giovedì 30 maggio 2013

matematica e biscotti

Siamo nell'angolino (classe mista, ormai hanno già 4, 5, 6 anni) , in cerchio, seduti sulle panchine.

Allora bambini, dico, adesso vi faccio una domanda, se volete rispondere alzate al mano.

Sì, bene, quanto entusiasmo, però aspettate la domanda.

Ok, noi siamo in 25 e qui ho 25 biscottini. Ragionate: dopo che avrò dato un biscottino ad ognuno di voi, quanti biscottini mi restano qui nel piatto?

(Ah ah, che ridere, voi grandi, che pensate che sia un ragionamento facilissimo, che è OVVIO che sappiano rispondere).

Le risposte più quotate:
Venti, sette, sei, uno.

Poi abbiamo fatto l'esperimento e hanno potuto vedere che nel piatto non ne resta nessuno.
Sì ma perché?, ho chiesto.

Silenzio.

Una bambina mi ha detto (quella del "ne rimangono 6"): perché c'erano tanti biscotti quanti siamo noi.

Un suo compagno (quello del "ne restano 20") si è alzato, è andato là e le ha detto che lei è un genio.

sabato 25 maggio 2013

La valigia

E allora immaginami mentre parcheggio, esco dalla macchina, apro il bagagliaio, tiro fuori la vecchia valigia da emigrante della nonna, la appoggio per terra, chiudo il bagagliaio, chiudo la macchina, prendo la valigia e inizio a  camminare sul marciapiede.

E immagina che un passante mi vede con la valigia, si ferma, fa due occhi così, mi dice Quella valigia è stupenda! Stupenda!, mi dice così e poi non riesce a staccare gli occhi di dosso alla valigia della nonna, mi dice Vorrei avere una macchina fotografica per fotografarla, è bellissima, la tua valigia. Gli dico Non hai un telefono? E lui mi dice Aspetta un attimo, puoi aspettare un attimo? E io gli dico Sì.

Immagina che questo passante va un po' più avanti, prende una piccola macchina fotografica da un'auto poco più avanti, torna indietro e immagina che io, mentre mi scatta al foto, in piedi in silenzio sul marciapiede, mi metto in posa per farmi fotografare con la vecchia valigia da emigrante dei miei nonni, sono un po' imbarazzata ma la cosa mi piace tanto, e sto in posa ferma con la valigia in mano, e poi gli dico Va bene così? non so come mettermi.
E lui mi dice Sì va benissimo, e io sorrido, e lui scatta due foto e poi mi dice grazie. Mi dice Se vuoi te la spedisco. Io gli dico No grazie ho fretta, devo andare ciao. E lui mi dice Ciao.

Era stata una giornata durissima, immagina che ero partita da Rimini nord e dovevo uscire a Cattolica e invece ho iniziato a pensare pensare pensare, avevo tanta di quella roba a cui pensare, tanta rabbia da smaltire, sono arrivata a Fano.
Poi sono tornata indietro. Per fortuna che mi piace andare in macchina.

Ecco l'eredità di una valigia, e i miei nonni  che non smettono ancora di farmi regali che arrivano, inaspettatamente, proprio quando ne ho bisogno.

mercoledì 8 maggio 2013

matematica creativa

Il nostro piccolo orticello a scuola ha dato alla luce 5 fragoline. Ci siamo contati, eravamo 25. Allora abbiamo fatto due conti di matematica, ogni fragolina in 5 parti e a ogni bambino un piccolo pezzettino.
Un bambino mi ha detto che potevamo fare così:  lui se ne mangiava una e poi potevamo fare la matematica con le atre 4 fragole.

lunedì 6 maggio 2013

vi racconto di quella volta


Mi sono svegliata, una mattina, felice. La notte avevo volato. Volato, sì, tra le montagne, sfiorando la terra e poi di nuovo su, in alto. L'emozione di essere in aria, di vedere tutto piccolo là sotto, il vento addosso, il cuore che batte forte, le braccia come ali, la velocità.

Mi sono svegliata, quella mattina, felice. Perché io ho volato davvero, in marzo*; e quel giorno, mentre correvo e mi lanciavo nel vuoto, avevo pensato che se succedeva qualcosa, se si staccava una corda e io volavo di sotto, a quel punto avrei messo le braccia in fuori e mi sarei goduta l'attimo fino in fondo, dentro e partecipe di tutta la potenza della natura. E poi niente, non mi importava. E di certo non perché voglio morire, ma perché lì, io, non ho avuto paura della morte.

E in aria avrò sospirato, chessò, almeno dieci volte. E in aria, lì sospesa tra le montagne piene di neve con le gambe penzoloni, ho pensato che mi sembrava di sognare. E poi non ho pensato più a niente, non riuscivo a tradurre in parole, perché non si può. Mi sono rassegnata, ho staccato la testa, ho contemplato, ho detto grazie.




* due amici mi hanno regalato, a sorpresa, una delle emozioni più grandi della mia vita.

giovedì 2 maggio 2013

uno due tre prova

Sono andata in piscina con mio figlio grande. Nuotare è una bella malattia, più lo fai e più hai voglia di farlo. Perché chiedersi perché, certe cose non hanno bisogno di perché, forse devo smettere di chiedermi perché. In piscina m'è venuta la competizione con uno, uno che mio figlio ha chiamato lo squalo. Ormai muoio.

Ho visto una che camminava in spiaggia, verso il tramonto. Aveva la camminata di una che sembrava che stesse facendo una cammianta piacevole in spiaggia al tramonto per dovere.

Rivoglio l'odore di primavera, come lo sentivo a 12 anni.