domenica 16 novembre 2014

Senza titolo

Dentro ci sono i sospesi
da raccogliere
appesi al nostro filo.
Poi tu mi prendi il viso
così
con l'amore che ti conosco.
E io, piano,
respiro.



martedì 21 ottobre 2014

Ah, l'amore

Mentre facciamo gli esercizi io sono felice che non mi si stacchi un'anca, in sei  anni conto di fare la spaccata destra, in quindici la sinistra e verso i settanta la spaccata centrale, definitiva (nel senso che lascio direttamente le anche lì).

Alla fine della lezione, nello spogliatoio, le mie compagne di corso parlano del più e del meno, una dice che sa già cosa vuole farsi regalare a Natale, l'altra parla del suo regalo della comunione e la terza di quello della cresima.
Dopo essermi messa le scarpe, quando ho salutato, mi é scappato un accidentalissimo "ciao bambine", e sono stata così stronza a dire così, ma così stronza, ma come diavolo ho potuto. Loro che durante la lezione sono così tenere con me, nessuna che rida mai.
Ma mi sono corretta subito eh, ho detto ciao ragazze.

Sono tornata al mio amore di sempre (la danza) dopo anni di pausa reumatologico-osteoporotica.
E la sensazione, tornando a casa, non è facile da descrivere. Posso solo dire che si avvicina molto a quello che si prova con l'amore corrisposto.

sabato 11 ottobre 2014

"Non avrete più privacy". "Evviva!"

Ho visto una tizia, in autostrada, farsi un selfie mentre il carro attrezzi carica e si porta via la sua macchina.

martedì 7 ottobre 2014

Cambiare

Questo fatto che oggi ho visto la luna piena, e mi sembrava solo ieri che era piena, e invece si son già fatte due lune, piene, mi fa pensare che era tanto che non mi sentivo così leggera, che era tanto che non mi sentivo così bene. E mi fa pensare che quest'anno scolastico è appena iniziato e che volerà e che sono talmente contenta di come mi sento che ho nostalgia del presente come di un regalo ancora incartato. Ho già nostalgia di queste lune piene.
E poi la mia città, a percorrerla ogni giorno avanti e indietro, devo dire che la trovo bellissima.

domenica 5 ottobre 2014

Dieci centesimi di valore

Oggi sono andata in un tabacchi, in centro, e ho chiesto la carta da lettere aerea. Il tabaccaio mi ha guardata come se gli avessi chiesto della carta igienica, allora io gli ho detto Ha presente la carta da lettere aerea? E lui mi ha detto, Sì certo, ma io non ne ho, forse la trova in cartoleria.
Forse in una cartoleria, ma è domenica, sono chiuse. Allora trovo un altro tabaccaio, sempre in centro, che ha cambiato gestione, ora ci sono due ragazze molto giovani, anzi tre, no, quattro, e che prima c'era un anziano signore, talmente anziano che sembrava anziana anche la tabaccheria. Entro e noto che la nuova tabaccheria è piena di oggetti modernissimi come per esempio i post it a forma di salame. Chiedo alle ragazze la carta da lettere aerea. Una ragazza mi dice no, poi l'altra invece dice che forse ce l'hanno, che la deve aver vista in uno scatolone. Va nel retro e dopo un po' torna con una grande busta che contiene dieci buste e dieci carte da lettera aeree. Io non so contenere la contentezza e subito chiedo se le vende una a una o tutto il pacco, e lei mi dice con uno sguardo come se le avessi detto che cammino scalza di notte e spavento la gente apparendo all'improvviso alle loro finestre che No, vendo tutta la busta. Allora io le chiedo Quanto vuoi? e lei mi dice Dieci centesimi. Io le chiedo A busta e carta? E lei mi dice, sempre con lo stesso sguardo di prima No, tutta la busta. Allora io le do dieci centesimi, ringrazio e esco dal tabaccaio. Poi faccio venti-trenta passi, prendo tutta la moneta che ho nel portafoglio, un euro e trenta, torno indietro e le dico Ne voglio altre tredici. Allora lei sparisce nel retro con uno sguardo come dire I matti vengono tutti qui, e quando torna le dico Che richiesta bizzarra, vero? E lei mi dice In effetti sì, e io le dico Forse sono importanti perché non ne fanno più?

Non mi interessa che non capisca il senso di questa richiesta, e non so nemmeno bene l'uso che farò di questa carta un po' trasparente, speciale (anche se non vedo l'ora di provarla con la china), questa carta leggera che doveva essere così per via del peso, credo.

So che quando ero piccola di lettere così la mia nonna ne scriveva tante, e le spediva oltre oceano alla sua amica, e poi aspettava anche un mese intero che arrivasse una sua risposta. E che le scriveva in una lingua tutta sua, la gringa, un misto di dialetti italiani e castigliano, ma la sua amica la capiva.

Non mi importa che quella ragazza non capisca. Io oggi, con quella carta in mano, ho viaggiato nel tempo e sono tornata quella bambina che si immaginava ogni volta la busta della nonna con i suoi racconti di quotidianità e sentimenti e nostalgie dentro, infilata in un sacco pieno di altre mille buste con altri racconti e quotidianità e gioie e dolori, infilate nella pancia di un aereo che volava sopra l'oceano, e che non dovevano pesare molto altrimenti l'aereo cadeva. E pensavo anche che era assolutamente vietato, proprio per via del rischio caduta aerea, spedire lettere in carte diverse da quella, e speravo che nessun matto avesse la strana idea di trasgredire. 

domenica 14 settembre 2014

14 settembre

S'offre un paesaggio che par dire Andrà tutto bene.
Oppure sono io, oggi, che vibro bello.
L'estate che non c'è stata farà, dice, cattivo vino,
ma ottimo spumante per brindare.

lunedì 18 agosto 2014

Oggi il vento

Ti ho visto arrivare, bellissimo, che non c'entravi niente, in una notte di panni stesi ad asciugare, di bambini fuori a giocare oltre l'ora consentita.

Ti ho visto arrivare, bellissimo, che non c'entravi più, venuto a stringermi in un abbraccio colmo di tristezza, di desiderio di salvezza. E, vinto il non posso, in preda ad una determinazione che abbatte ogni mia resistenza, hai comandato un bacio. E io, con occhi aperti a capire il tuo sapore, a leggere due sconosciute labbra morbide; io sono che non so, che non ho scelta.

Sei arrivato in una notte di panni stesi ad asciugare, di bambini fuori a giocare oltre l'ora consentita, sei venuto a dirmi di saperti.

Oggi il vento mi ha portato il tuo pensiero.
E io, eccomi qua che rispondo al vento.
Dimmi dunque: che c'è?

venerdì 7 febbraio 2014

Uno su un autobus

Stimolo: ho visto uno triste su un autobus

C'era una volta la mattina presto vado a scuola poi é arrivato l'inverno a scuola non vado più 
C'era una volta sul 135 le sei del mattino il turno in fabbrica preferisco così mi dico preferisco così
C'era una volta tu la tua cartella piena di scarabocchi che devo vederti il cuore lo stomaco non so più nemmeno se li ho ancora e i capelli i tuoi la voglia di toccarli ancora e vederci ancora e toccarci ancora e parlarci ancora perché non posso fare a meno non posso mi sembra che non respiro
C'era una volta che poi è tornato l'inverno e le mie mani grosse e sempre le sei il buio il 135 e il freddo fa più freddo quest'anno e le tue mani annoiate girano capelli pensano distratte il freddo chissà se lo senti come lo sento io ma la bocca fa venire caldo la tua bocca
C'era una volta che tu mi mancavano le tue mani adesso se penso alla tua risata mi viene un nervoso le mie mani nodose mi fanno schifo poi è arrivato di nuovo l'inverno e il 135 la stessa strada sempre la stessa strada mi scoppia la testa 
C'era una volta il pioppo sul viale é caduto ha spaccato il marciapiede e sono io quel marciapiede le mie mani le guardo mi viene da piangere sono le sei il finestrino del 135 é sporco di pioggia nuova sulla pioggia vecchia e siamo qui come l'inverno mi sembra che questa volta non finisce mai questo cazzo di freddo cretino io

C'era una volta una mattina alle sei sul 135 ho visto l'alba mi sembrava la prima volta invece sai erano tre inverni e a me sembrava la prima volta che c'era l'alba senza le tue mani i tuoi capelli la tua bocca

C'era una volta la mattina presto sul 135 che era primavera.

venerdì 31 gennaio 2014

Uno che si era perso

Stimolo: ho visto uno che si era perso.

Dicono che sono matto perché sbaglio strada. Sbaglio strada e devo tornare indietro, quando sono con la bicicletta, anche quando sono a piedi. Sbaglio strada, per esempio vado dritto invece di girare; la strada la so ma la sbaglio, vado dritto e dovrei girare, oppure giro, e invece dovevo andare dritto. Dicono: quello è matto, chissà dove ha la testa, sbaglia strada. Dicono: quello non sa nemmeno dove va, parla da solo, e sbaglia strada. Lo so che lo dicono, perché non si deve sbagliare strada, se uno deve andare di là va di là, fa la strada giusta, va dritto se deve andare dritto e gira se deve girare, non si deve sbagliare strada, non si fa, che senso ha? Non si fa, se si deve andare di là si va di là, punto e basta.


Io invece mi sbaglio quindi poi devo tornare indietro, e per via di questo fatto alla fine succede che faccio tanta strada in più, passo molto tempo per strada. 
Mi dicono: vai dritto per la tua strada, stai attento questa volta, e invece poi succede che mi sbaglio.

Un giorno che ho sbagliato strada ho visto un bambino fuori da un supermercato che era dentro a uno scatolone e giocava e mi sembrava felice del suo scatolone. Un altro giorno ho visto una signora che stendeva i panni, si capivano tante cose da quei panni stesi.
Un giorno uno mi ha chiesto se ero del posto, che si era perso, gli ho detto sì, che ero del posto, mi ha chiesto dove era la farmacia, gli ho detto non lo so mi sono perso anche io, e allora sono smontato dalla bicicletta e abbiamo cercato la farmacia insieme e intanto che camminavamo mi ha raccontato che prendeva le pastiglie per la pressione e anche delle altre pastiglie, una lista lunga di pastiglie, ma non ricordo per cosa, e che la notte non la dorme più come prima, e un sacco di altri fatti. Lui si capiva che non aveva mai sbagliato strada apposta in vita sua. Un altro giorno che prima non pioveva, poi invece si è messo a piovere e io mi sono dovuto riparare sotto un riparo di fortuna, una tettoia di lamiera, son stato lì tranquillo a sentire la pioggia cadere e un altro giorno che non sapevo più dove ero finito, c'era un raduno di uccelli sopra un albero, forse decidevano dove emigrare, perché era quel periodo dell'anno che gli uccelli partono, e forse decidevano che strada prendere, oppure chi doveva stare davanti per primo, erano tantissimi e non sembravano andare molto d'accordo. Facevano un casino.
Un giorno c'era la luna di giorno e sembrava che s'era infilata  tra due alberi, sembrava.

Dicono che sono matto. Io, delle volte, lo faccio apposta a sbagliare strada ma non glielo posso dire, non mi fanno più uscire. E comunque uno non può fare apposta a essere matto, secondo me.   Dicono che sono matto perché sbaglio strada, perché quelli che non sono matti mica si inventano di sbagliare strada, dicono.  Non m'importa se mi dicono che sono matto, basta che mi lascino uscire e sbagliare strada, anche se ogni tanto mi devono venire a prendere. 
Io però quando mi vengono a prendere non glielo dico mai che l'ho fatto apposta. 

Son mica matto. 

"Bisogna essere lenti come un vecchio treno di campagna e di contadine vestite di nero, come chi va a piedi e vede aprirsi magicamente il mondo, perché andare a piedi é sfogliare il libro e invece correre é solo guardarne soltanto la copertina. Bisogna essere lenti, amare le soste per guardare il cammino fatto, sentire la stanchezza, conquistare come una malinconia le membra, invidiare l'anarchia dolce di chi inventa di momento in momento la strada. (F. Cassano, Il pensiero meridiano, Laterza, 1996, in: G. Zavalloni,  La pedagogia della lumaca, EMI 2012).

giovedì 9 gennaio 2014

sussidiario del nonno, 1923 (continua)

(come non rispondere a richiesta di un altro paragrafo?)

Educazione morale e istituzione civile
 
DOVERI DELLO SCOLARO

   Dopo la famiglia, la prima società in cui vivono i fanciulli e la scuola.
  La scuola insegna non soltanto le varie materie, o discipline, ma insegna anche a vivere nella società civile, a compiere i propri doveri, a conoscere i propri diritti.
   La scuola ha il suo regolamento che la governa e le autorità che la dirigono: i Maestri, il Direttore, gli Ispettori, il Provveditore.
  Gli scolari devono tenere nella scuola un contegno esemplare, rispettare l'orario, star composti ed attenti alle lezioni, presentarsi alla scuola puliti e ordinati nelle vesti e nella persona. Devono imparare le lezioni assegnate, e eseguire i lavori scritti imposti.
   I Maestri insegnano agli scolari a conservarsi sani e forti, li istruiscono, li educano e dànno loro i primi principi del sapere necessario per il loro perfezionamento.
    Gli scolari devono amare, rispettare ed onorare i maestri.
    E' cattivo quel ragazzo che disubbidisce al maestro e non serba per lui riconoscenza e gratitudine.
   E' dovere di ogni scolaro ben educato amare i compagni come fratelli, aiutarli se ne hanno bisogno, compatirli se mancano, consigliarli, usare con loro l'urbanità e gentilezza di parole e di modi.
   Non adempie ai propri doveri verso i compagni chi mostra invidia per i più bravi e deride i meno intelligenti; chi non compatisce i difetti altrui e gode dei castighi degli altri; chi non perdona le offese ricevute e mantiene inimicizie; chi accusa e calunnia.
   Il buono e bravo scolaro, insomma, rispetta ed ama la scuola come il tempio del sapere e della virtù; non imbratta i muri e le pareti, non isporca il pavimento, non insudicia o guasta i banchi, non reca alcun danno alle suppellettili.

Esercizi. - Riflettete e poi rispondete. - 1. Che cosa ci insegna la scuola? - 2. Quali sono le autorità della scuola? - 3. Quali sono i doveri degli scolari? - 4. Quali doveri ha lo scolaro verso i maestri? Verso i compagni? Verso le suppellettili?

(Da: "Il mio sapere",  editore Sandron, 1923, p. 329/330)